Time dei Pink Floyd e qualche riflessione
Contando i momenti di un giorno noioso
Sprechi le ore senza pensarci
Te ne vai in giro per le stradine della tua città
Aspettando qualcuno o qualcosa che ti mostri la via
Stanco di startene al sole stai a casa a guardare la pioggia
Sei giovane la vita è lunga e hai tanto tempo da perdere
Ma un giorno ti ritrovi dieci anni sulle spalle
Nessuno ti ha detto quando partire hai perso il treno
Così corri e corri per raggiungere il sole che tramonta
Correndo in tondo per raggiunge il tempo che hai perso
Il sole è lo stesso ma tu sei più vecchio
Ti manca il fiato e ogni giorno sei più vicino alla fine
Ogni anno si fa più corto e ti sembra di non trovare mai il tempo
I tuoi piani non si realizzano hai una mezza pagina scarabocchiata
Ma tu resisti in una quieta disperazione alla maniera inglese
Il tempo è andato la canzone è finita pensavo di avere altro da dire
Casa dolce casa
È bello essere qui quando posso
Quando torno stanco e infreddolito
È bello riscaldarmi le ossa davanti al fuoco
Molto lontano attraverso i campi
Il rintocco delle campane
Chiama i fedeli alla preghiera
Ad udire le dolci e magiche parole
Secondo C. questa canzone ha una profondità spirituale: “ed io credo nella luce” aggiunge. “Un sacerdote mi ha detto, quando ero in psichiatria, che la storia non l’hanno scritta i grandi conquistatori, ma le persone sedute sul letto degli ospedali”.
D. dice: “il tempo scorre anche troppo velocemente, noi non ce ne accorgiamo, ma io ci penso sempre”.
E. ricorda quando era in ospedale: “mi capitava di leggere tanto, cose anche toste e lì ho iniziato a scrivere, facendomi domande sul futuro; se pensavo al passato stavo male, ma ora credo che sia giusto guardare al futuro in positivo”.
R. “Quando stavo da sola sul balcone non mi interessava del tempo, aspettavo solo mio figlio che arrivava alle 16:00. Le giornate erano sempre uguali, monotone, non mi accorgevo del tempo che passava. Ora sto meglio e penso che il tempo passa, ma i ricordi restano e le notti sono troppo brevi”.
I. “Passavo il tempo contemplando i modelli delle macchine che passavano sotto la finestra e mi meravigliavo dei nuovi stili, dei modelli e delle carrozzerie”.
M. “A 18 anni viaggiavo sui tir, tuttora ne conservo i modellini a casa. Viaggiavo in autostop, andavo in giro anche Francia, parlavo con gli autisti… i tir all’epoca passavano sulla statale e fantasticavo di viaggiare con loro, e poi alla fine l’ho fatto davvero”.
Il tema del tempo e della fine fa venire in mente a G. la scena del “Gladiatore” dove il protagonista si ricongiunge ai suoi cari nei campi elisi, o a C. la scena di “Ghost” dove il protagonista vede la luce che lo aspetta. Ancora G. ripensa all’ironia di Troisi che difronte alla severità di un frate che gli ricorda che deve morire lui risponde: “mo me lo segno”. Infine l’ingenuità e la purezza di un Forrest Gump che chiede alla mamma perché muore, ci sembra il modo migliore di affrontare la vita e il destino di ciascuno di noi.
0 commenti