Che ne sarà del servizio migranti?
Oggi ci riuniamo per parlare di una questione che ci sta a cuore. Alla fine del mese di giugno si concluderà il progetto che la cooperativa Arc en Ciel ha iniziato nel 2015 con i migranti e che purtroppo non sarà più possibile portare avanti.
Questo è un grande dispiacere sia per gli educatori che per gli utenti del Centro Diurno. In questi anni abbiamo condiviso con i migranti molti momenti insieme.
Ci hanno colpito la gentilezza e il rispetto che questi ragazzi hanno sempre dimostrato nei nostri confronti. Abbiamo condiviso momenti di festa insieme e vogliamo ricordarli.
L. ha conosciuto i ragazzi durante il laboratorio “Adotta una città” a Nus e ha legato in particolare con Ousman perché era il più socievole.
A volte è stato difficile relazionarsi con loro, alcuni sono musulmani e sono molto tradizionalisti, altri sono più “moderni” e vivono all’occidentale. Alcuni di loro conoscono bene la lingua italiana mentre altri sono più taciturni probabilmente perché fanno fatica ad esprimersi .
Anche W. ricorda Ousman che ha giocato a carte con lei.
R. ricorda una cena insieme ai ragazzi e una giornata in cui Cherif e Oumar avevano partecipato al laboratorio di “Fornelli a più mani” per imparare la cucina italiana.
G. ha avuto modo di conoscere bene i ragazzi perché li ha aiutati sovente durante la spesa settimanale o nelle pulizie di casa. Racconta in particolare della spesa, è rimasta colpita dal desiderio dei ragazzi di acquistare più cose possibili, A. l’educatore spiega che i ragazzi arrivando da situazioni di grande disagio hanno molte difficoltà e bisogno di essere accompagnati e introdotti in questa società cosi diversa dalla loro.
E’ stato bello imparare l’inglese con l’aiuto di Yusif e di Blessard qui in centro diurno durante il laboratorio “Impariamo le lingue”. Spesso abbiamo condiviso i racconti delle loro e delle nostre usanze soprattutto in occasione delle festività.
Pensiamo ai ragazzi che abbiamo incontrato in questi anni e ne contiamo almeno 35, cerchiamo di ricordare i loro nomi per non dimenticare ogni singolo volto portatore di infinita ricchezza. Ricordiamo Cherif, Siriki, Ousman, Sekou, Yaya, Alassan, Oumar, Donso, Yusif, Blessard, Aliou, Baba, Ghemou, Mohamed, Baba, Walid, Alpha, Siaka, Zakaria, Moussa, Niobo, Abubakar, Afiz, Maarouf, Seni, Irfan, Blessing…
Siamo preoccupati per il futuro di questi ragazzi, cosa li attende? Saranno rimpatriati? Molti di loro vivrebbero il rientro in patria come unfallimento e preferirebbero trovare fortuna altrove, forse in Francia o nel Sud Italia come braccianti.
Ci chiediamo cosa possiamo fare per cambiare le cose nel nostro piccolo…
A suggerisce a tutti di informarsi di più, di credere meno alla televisione, di viaggiare per conoscere la diversità e per coltivare una mentalità più aperta, più critica…
Abbiamo il grande desiderio di far sentire loro il nostro affetto e la nostra vicinanza , organizzeremo una grande cena insieme, vogliamo salutarli cosi e augurare loro di non perdere mai la speranza in un futuro migliore, dove possano sentirsi finalmente a casa.
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